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Immagine del redattoreDavide Pagani

Il futuro dell'upcycling


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CO2

Trilogia dell'upcycling: 3


Per chiudere il mio trittico sull'economia circolare vorrei, invece di portare alla conoscenza un aspetto in più, un'iniziativa o parlare di un settore in particolare, fare alcune considerazioni che da diversi mesi ho iniziato a pensare a riguardo sia della sostenibilità sia del sistema sociale diffuso.


Negli ultimi mesi credo abbiate tutti avuto modo di leggere e sentire sulla decisione dell'Europa di vietare la vendita di auto a motore endotermico dal 2035.

Subito abbiamo avuto due diverse fazioni, i favorevoli e i critici/contrari.

Se i primi li possiamo annoverare tra gli "early adopter" di nuovi sistemi e filosofie di vita, i secondi hanno avuto modo di esprimere in modo più o meno colorito la loro disapprovazione.

Quello che però mi ha fatto riflettere molto sono i tanti (più o meno) che hanno postato cartine in cui si vedeva il mondo ed era colorata l'Europa con a frase "ecco le nazioni in cui nel 2035 non si venderanno più macchine endotermiche; fate voi le vostre considerazioni sulla lotta contro l'inquinamento" (qualcosa del genere, il significato lo avete ben compreso).

Questo ovviamente indicando che i maggiori "produttori" di CO2 (Stati Uniti, Cina e India) non saranno della partita e che quindi sottintendendo che sarà tutta fatica sprecata.


Mia considerazione, personale, molto semplice, qualcuno deve cominciare, se aspettiamo ad avere la maggioranza delle nazioni coese su una unica direzione restiamo fritti (in ogni senso).


La "vecchia Europa", nessuno escluso, è almeno da mezzo millennio che fa ciò che vuole in tutto il mondo, da quando si è dato il via al periodo coloniale.

In questi secoli abbiamo visto lo sfruttamento delle colonie, sia in termini di persone che di risorse, senza avere troppo a cuore il territorio; tanto non era l'amata patria. Abbiamo poi lasciato queste "colonie" al loro destino, cercando poi di esserle vicine perchè ci siamo accorti che non le avevamo sfruttate bene e che sono ricche di materie prime interessanti. Oltre al fatto che la rivoluzione industriale non mi sembra sia partita dalle nazioni su cui, ora, puntiamo il dito, con conseguenza che la "vecchia Europa" è almeno da duecento anni che inquina, direi "senza filtro" producendo notevoli quantità di CO2: aggiungerei, senza intenzione di "compensare"


Ho recentemente letto (e mi sembra anche che se ne sia parlato in diversi dibattiti) in cui si ricordava che la CO2 prodotta ha un tempo di permanenza in atmosfera di circa un secolo, quindi oggi facciamo ancora i conti con quella prodotta nel ventesimo secolo dove, USA esclusa, le altre super potenze odierne erano poco più che territori "selvaggi" e rurali.


Altra considerazione, si è stimato che le nazioni ad oggi "più inquinanti" sono anche quelle in cui la ricerca e la messa in pratica di fonti di energia alternativa sta andando a velocità notevolmente superiore e dove, purtroppo anche grazie a regimi piuttosto totalitari, l'adozione di nuovi stili di vita e di consumo hanno maggiore penetrazione.

Difatti si è anche stimato, e su questo sono tutti d'accordo, che la curva dell'inquinamento è destinata a decrescere nelle nazioni emergenti già da subito, ovviamente meno velocemente rispetto alle "vecchie" super potenze ma comunque con target di annullamento entro il secolo. La Cina ad esempio si è data un target ambizioso del 2060 per l'azzeramento della CO2.



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industria moderna


Recentemente ho letto di una piccola isola greca (Tilos, conosciuta come Piscopi in Italia) ove si è arrivati al completo azzeramento delle emissioni e dell'inquinamento, attuando a pieno e al 100% un'economia circolare ove nulla è lasciato al caso e tutto viene riciclato o recuperato compensando l'eventuale produzione di CO2 e annullando l'inquinamento dai trattamenti dei "rifiuti".

Naturalmente mi direte che è facile fare una cosa del genere su un'isola, piccola (64Km2), con pochi abitanti (circa 600 stanziali). Avete tutte le ragioni e sono il primo a dire che è vero. Ma allora perché tutte le piccole isole non si mettono di impegno e seguono Il suo esempio? Motivi economici, burocratici?

Per me quello che manca è una vera voglia di fare e di mettersi in gioco e soprattutto di far fatica. Nulla ti viene regalato, nulla è gratis. Non dobbiamo aspettare che qualcosa di positivo ci caschi dal cielo.


Concludendo vorrei anche fare una piccola osservazione in merito alla società moderna, quella dei paesi sviluppati e dei paesi che stanno "volando" verso lo status di sviluppati.

Punterei l'attenzione sulla ricchezza che ogni individuo possiede o tende a possedere: sto parlando di 3 pilastri essenziali: la casa, la salute e i trasporti. Il primo è un traguardo che sempre più è legato non solo nell'avere quattro mura dove dormire, ma in una serie di tecnologie (domestiche ed elettroniche) e delle loro "appendici" (connessione, comunicazione, energia) che, penso capiate, deve fare i conti con produzione, sfruttamento delle risorse, generazione di rifiuti, inquinamento e di conseguenza essere concepite in modo più "circolare". Il secondo pilastro, la salute, ha implicazioni notevoli, non a caso le prime industrie inquinanti sono quelle chimiche e farmaceutiche, oltre al fatto che un corretto accesso alle cure mediche implica anche averle a disposizione con tutto l'indotto che ne consegue. Ultimo pilastro i trasporti. Ho usato l'eccezione generica e non facendo focus sul trasporto personale (auto e moto) perchè, qualunque sia il mezzo che utilizziamo o la modalità, quello che conta è che abbiamo necessità di spostarci quotidianamente sia per lavoro che per faccende personali. Quindi sia che utilizziamo l'auto privata o un mezzo di trasporto, siamo comunque parte in causa nell'aumento di inquinamento.


Dove voglio arrivare. Oggi servizi e prodotti, che meno di 50 anni fa erano considerati non indispensabili sono diventati la norma e questo implica scelte sociali, culturali, economiche e ambientali notevoli.

Se vogliamo cambiare questo mondo dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi e farci questa semplice domanda: quello che sto facendo, il prodotto che tanto desidero, che incidenza ha sul nostro pianeta?



"Ed ora al lavoro. Mettiamo in pratica questo processo"


Davide Pagani - Consulente in Sales & Marketing and Digital Transformation


e-mail: davide.pagani76@gmail.com


mobile: +39.347.96.43.418

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